Reseña

Il giornalismo da decenni ci ha abituato ad ogni sorta di menzogne, almeno fin dai tempi in cui facevano circolare le storie dei soldati tedeschi che giocavano con le mani mozzate dei bambini belgi, eppure i giornalisti continuano a manipolare le notizie, se non proprio ad inventarle. Essi approfittano della poca e nulla voglia dei lettori di verificare ciò che è scritto sul testo stampato ma, ai tempi della rete globale, la disinformazione è più una scelta di vita, che una condanna. Basterebbe indagare sulle notizie, e molte delle nostre certezze svanirebbero in un attimo: la favola della polizia razzista in America, la Russia coacervo di ogni repressione dei diritti umani, i profughi vittime innocenti della crudeltà dei governi xenofobi del “gruppo di Visegràd” (Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia e soprattutto Ungheria), il Sudafrica “democratico” e “trionfo dei diritti” dopo l’abbattimento dell’Apartheid: questi sono solo alcuni esempi di disinformazione giornalistica ben orchestrati da parte di chi fa diffondere le (dis)informazioni. Luca Di Dionisio